Religioni
Immigrazione: dalla Chiesa una mano tesa ai rifugiati
In un anno, donati 10 milioni di euro da ACS (Aiuto alla Chiesa che Soffre)
Boom immigrazione, ma non solo…
In un anno, donati 10 milioni di euro da ACS (Aiuto alla Chiesa che Soffre)
Boom immigrazione, ma non solo. Cresce nel mondo anche il numero dei rifugiati: Iraq, Siria, Medio Oriente, Nord Africa
Continuano senza sosta i flussi immigratori irregolari verso l’Europa. Alle immagini dei barconi sovraccarichi di persone, agli sbarchi senza sosta a Lampedusa, ai centri di accoglienza strapieni o alle stazioni ferroviarie delle principali città italiane adibite a dormitorio, si aggiungono ora i respingimenti al confine con la Francia e da questa verso l’Inghilterra. Quello che, fino a poco tempo, fa veniva considerato dall’Europa un problema dell’Italia, sta diventando una situazione emergenziale per tutti, costringendo i vari governi a prendere una posizione.
L’Europa è rimasta sorda, finora, alle richieste italiane di stabilire piani d’intervento congiunti per modificare i meccanismi d’accoglienza, promuovere azioni di prevenzione nei paesi di partenza e rivedere trattati ormai obsoleti. Una sordità che ha aggravato il problema. Il trattato di Schengen risale al 1985 e venne scritto allora per fronteggiare situazioni future che ipotizzavano flussi immigratori molto inferiori agli attuali, tra l’altro imprevedibili in tutta la loro portata. Un trattato che, a parte piccoli aggiornamenti, è rimasto fondamentalmente lo stesso e non adeguato a fronteggiare l’attuale emergenza. Il caso degli immigrati al confine francese di Ventimiglia è emblematico. Come anche, e forse di più, quello di Calais dove centinaia di immigrati hanno tentato di nascondersi nei containers dei camion all’imbarco per l’Inghilterra. Scene drammatiche che hanno spinto il Premier britannico Cameron ad un intervento al parlamento e una richiesta di coordinamento con il presidente francese Hollande perché l’Europa affronti finalmente la questione. Se non altro, un primo passo avanti.
Un aspetto importante del grande problema immigratorio è quello dei rifugiati. Uomini, donne, bambini costretti a scappare dalle loro terre, dai loro paesi a causa di conflitti, di persecuzioni, di gravi privazioni. La condizione di rifugiato è stata definita delle Nazioni Unite nella convenzione di Ginevra del 1951, un trattato allora sottoscritto da 147 paesi. Nell’articolo 1 si legge che il rifugiato è una persona che “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese”. Mai come oggi si tratta di un fenomeno di massa, per la situazione che sta colpendo le popolazioni del Medio Oriente, Siria, Iraq e il Nord Africa. Le guerre, l’offensiva delle truppe dell’Isis e la mancanza di sicurezza costringe intere famiglie a fuggire in cerca di salvezza e di condizioni di vita accettabili con nel cuore il miraggio dell’Europa. Siamo di fronte, molto spesso, ad una vera e propria persecuzione razziale e religiosa che non ha precedenti. A danno soprattutto dei cristiani.
Per far fronte ai bisogni dei rifugiati, un primo passo è stato fatto dalla Chiesa. Come si apprende in una nota sul sito di ACS – Aiuto alla Chiesa che Soffre – la Fondazione di diritto pontificio dipendente dalla Santa Sede tra il 2014 e il 2015 ha fortemente incrementato il suo sostegno alle popolazioni in fuga e ai rifugiati donando 10 milioni di euro, a fronte dei 250 mila euro devoluti nel 2011.
In Iraq “negli ultimi dodici mesi, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato oltre 7milioni e 200mila euro per l’assistenza ai rifugiati. Secondo l’arcivescovo di Erbil, monsignor Bashar Warda, si tratta del 60% degli aiuti ricevuti dalla sua diocesi dall’inizio della crisi nel giugno del 2014”. In aiuto ai siriani sono stati stanziati 4 milioni e 300mila; 100mila euro per le cure mediche degli ucraini fuggiti dalla Crimea; 66mila euro in progetti a sostegno dei profughi sud sudanesi e 97mila per l’assistenza dei rifugiati eritrei.
Aiuti che non risolveranno il problema, ma che rappresentano un esempio virtuoso di aiuto là dove serve e una mano tesa verso le necessità concrete delle persone che soffrono.
Religioni
Nominato il nuovo Rettore alla Pontificia Università della Santa Croce
Si tratta del rev. prof. Fernando Puig, attualmente Decano della Facoltà di Diritto Canonico
Entrerà in carica l’1 ottobre 2024, con l’inizio dell’Anno accademico, il rev. prof. Fernando Puig come nuovo Rettore della Pontificia Università della Santa Croce di cui quest’anno ricorre il 40º anniversario della fondazione. Subentra al rev. prof. Luis Navarro che, dopo otto anni di mandato, in quella stessa data andrà in pensione, incorporato alla Santa Croce nel 1986.
Il rev. Fernando Puig è nato a Terrassa, in Spagna, nel 1968, ed è sacerdote incardinato nella Prelatura della Santa Croce e Opus Dei dal 2004. Professore ordinario di Diritto dell’Organizzazione e del Governo della Chiesa presso la Facoltà di Diritto Canonico è Dottore di ricerca in Diritto privato presso l’Università di Barcellona e Università di Girona. Ha conseguito anche un dottorato in Diritto Canonico e in Teologia dogmatica ed è autore di numerosi contributi e articoli su riviste specializzate.
“La Comunità Accademica ringrazia il prof. Luis Navarro per gli anni di lavoro come Rettore al servizio della nostra Istituzione” si legge in una nota. Nel corso dei due mandati “si è avviato un processo di riforma dell’organizzazione interna, professionalizzando diverse procedure di lavoro; si sono attivate misure economiche e finanziarie per garantire la sostenibilità. Negli ultimi anni si è inoltre dato un ulteriore impulso alla ricerca, attraverso la creazione di progetti interdisciplinari e interuniversitari, che coinvolgono studiosi e ricercatori provenienti da Università di diversi Paesi”.
Sotto la guida di Navarro, inoltre, “l’Università ha aderito ai progetti finalizzati a favorire la mobilità studentesca e tra i docenti, in linea con quanto richiesto dalla Costituzione Veritatis gaudium di Papa Francesco”.
Attualità
Tutela dei Minori
Accordo di Collaborazione tra la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori e la Pontificia Università della Santa Croce
Mercoledì 7 febbraio 2024, presso Casa Santa Marta, è stato firmato un Accordo di collaborazione tra la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori e la Pontificia Università della Santa Croce, nella comune missione di prevenzione degli abusi e tutela dei minori e adulti vulnerabili propria della Chiesa universale.
La firma è stata apposta dal Cardinale Seán O’Malley, OFM, in qualità di Presidente della Commissione, e dal rev. Luis Navarro quale Rettore Magnifico della Pontificia Università della Santa Croce.
Il cardinale O’Malley ha spiegato come: “Questa intesa si inserisce nel tessuto di accordi di collaborazione che la Commissione firma con altre enti ecclesiali per portare avanti la sua missione, per cui siamo grati alla Santa Croce per la sua generosità in questo progetto”.
Il Rettore della Santa Croce ha commentato: “siamo contenti di essere al servizio ad uno sforzo cruciale e comune all’interno della Chiesa e la Santa Croce vuole fare la sua parte”.
Nello specifico, l’Università della Santa Croce potrà ospitare iniziative legate alla missione della PCTM (art. 2) oltre a favorire l’organizzazione di Seminari, Corsi di formazione sia per docenti, studenti e personale non docente, nonché attività di formazione permanente per il personale della Commissione o stage per i Dottorandi presso la stessa PCTM (art. 5).
Le due Istituzioni prevedono di redigere annualmente una relazione sulle iniziative svolte, che potrà essere resa pubblica attraverso i rispettivi canali.
La collaborazione ha una validità triennale e potrà essere rinnovata.
Cultura
PREMIO “GIUSEPPE DE CARLI” 2023: IL 30 NOVEMBRE LA CERIMONIA DI PREMIAZIONE
Tavola rotonda su “LA SPERANZA E I SUOI VOLTI” CON IL VESCOVO FISICHELLA, SANTIAGO SANZ E PIERO DOMINICI
Si svolgerà giovedì 30 novembre 2023, alle ore 15.30, la cerimonia di consegna della settima edizione del Premio “Giuseppe De Carli”, presso la Pontificia Università della Santa Croce (Aula Álvaro del Portillo), partner accademico dell’Associazione costituita per ricordare la figura del vaticanista della Rai, scomparso nel 2010.
L’annuncio e la premiazione dei vincitori, per le diverse sezioni proposte, saranno anticipate da una tavola rotonda sul tema “La Speranza e i suoi volti“.
“Mentre nel mondo imperversano guerre in ogni latitudine, con migliaia di vittime accertate, in questa edizione del Premio De Carli vogliamo riflettere sui diversi volti della speranza, per allontanare il rischio della disperazione e cercare spiragli di rinascita anche laddove sembra impossibile che scaturisca – ha dichiarato il Presidente dell’Associazione, il professore Giovanni Tridente. – Per questo ci avvarremo di un teologo esperto in escatologia e di un sociologo studioso della complessità, per concludere con uno sguardo proiettato al prossimo Giubileo del 2025, che Papa Francesco ha voluto dedicare proprio alla speranza“.
Infatti, dopo i saluti del prof. Daniel Arasa, decano della Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce, e del Presidente Tridente, moderati da Alessandra Ferraro, giornalista Rai, interverranno il teologo Santiago Sanz, docente di Escatologia presso la Santa Croce e Piero Dominici, docente di sociologia presso l’Università degli Studi di Perugia. Le riflessioni conclusive saranno affidate il al Vescovo Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e coordinatore degli eventi del Giubileo 2025.
A seguire, l’annuncio dei vincitori di questa settima edizione e la premiazione dei migliori lavori delle tre sezioni: “Chiesa, guerra e pace”; “Narrare le migrazioni: storie, volti, speranze”; “La funzione delle tradizioni religiose in favore del dialogo, della pace e della libertà”, le ultime due bandite in collaborazione con il Comitato “Comunicazione e migranti” e con il Comitato “Giornalismo & Tradizioni religiose”.
I lavori di questa edizione 2023 del Premio De Carli – circa 40 – sono stati valutati da tre qualificate giurie composte, per quanto riguarda la prima sezione, da José María Ballestrer Esquivias, giornalista de El Debate;Lucia Capuzzi, inviata di Avvenire; Paolo Conti, editorialista del Corriere della Sera;Fausto Gasparroni, giornalista dell’ANSA;Massimiliano Padula, docente Università Lateranense;Andrea Picardi, giornalista e manager della comunicazione; Carla Rossi Espagnet, docente Università della Santa Croce; e dalla giornalista Valentina Petrini.
Per maggiori informazioni sulle precedenti edizioni del Premio, si può visitare il sito web www.associazionedecarli.it o seguire gli account Facebook e Twitter dell’Associazione.
Per confermare la propria partecipazione scrivere a info@associazionedecarli.it
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