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Religioni

Nel Messaggio ai cattolici cinesi, la volontà di riconciliazione di Francesco

Daniele Sebastianelli

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«Invito tutti a contribuire a scrivere questa pagina nuova della Chiesa cattolica in Cina»

Il Papa riconosce le sofferenze eroiche di chi è rimasto fedele e chiede di liberarsi delle ferite del passato per andare avanti nel cammino. «Perciò, dopo aver attentamente esaminato ogni singola situazione personale e ascoltato diversi pareri…

«Invito tutti a contribuire a scrivere questa pagina nuova della Chiesa cattolica in Cina»

Il Papa riconosce le sofferenze eroiche di chi è rimasto fedele e chiede di liberarsi delle ferite del passato per andare avanti nel cammino.

«Perciò, dopo aver attentamente esaminato ogni singola situazione personale e ascoltato diversi pareri, ho riflettuto e pregato molto cercando il vero bene della Chiesa in Cina. Infine, davanti al Signore e con serenità di giudizio, in continuità con l’orientamento dei miei immediati Predecessori, ho deciso di concedere la riconciliazione ai rimanenti sette Vescovi “ufficiali” ordinati senza Mandato Pontificio e, avendo rimosso ogni relativa sanzione canonica, di riammetterli nella piena comunione ecclesiale». È il fulcro del Messaggio di Papa Francesco ai cattolici cinesi e alla Chiesa universale del 26 settembre scorso, con cui il Pontefice ha voluto spiegare le ragioni dell’Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica popolare Cinese sulla nomina dei Vescovi. Nel testo il Papa mostra la precisa, determinata volontà di imporre una svolta concreta alla situazione della chiesa in Cina.

Un appello a scrivere una pagina nuova

Si tratta di un passaggio importante del documento in 11 punti in cui Francesco invita alla riconciliazione ecclesiale il popolo di Dio in Cina, riconoscendone l’eroicità della fedeltà ed incoraggiandolo ad intraprendere il necessario cammino dell’unità, a mettere da parte le ferite del passato per guardare avanti. È cosciente, il Papa, che l’Accordo Provvisorio non ha mancato di provocare «non poca confusione, suscitando in molti cuori sentimenti opposti. Per alcuni – ha detto – sorgono dubbi e perplessità; altri hanno la sensazione di essere stati come abbandonati dalla Santa Sede e, nel contempo, si pongono la struggente domanda sul valore delle sofferenze affrontate per vivere nella fedeltà al Successore di Pietro. In molti altri, invece, prevalgono positive attese e riflessioni animate dalla speranza di un avvenire più sereno per una feconda testimonianza della fede in terra cinese». Ma Francesco chiede a tutti di contribuire «a scrivere questa pagina nuova della Chiesa cattolica in Cina» perché, ribadisce, «un Accordo non è altro che uno strumento e non potrà da solo risolvere tutti i problemi esistenti. Anzi, esso risulterebbe inefficace e sterile, qualora non fosse accompagnato da un profondo impegno di rinnovamento degli atteggiamenti personali e dei comportamenti ecclesiali».

Gratitudine per chi è stato perseguitato

È innanzitutto un appello all’unità che fa il Papa «per superare le divisioni del passato che tante sofferenze hanno causato e causano al cuore di molti Pastori e fedeli». Francesco conosce la forza ed il coraggio che servono per rimanere fedeli al successore di Pietro in una società ostile come quella rossa del regime ateo e materialista di Pechino ed è per questo che esprime gratitudine ai fedeli per le sofferenze che sono stati in grado di sopportare per mantenere la fedeltà a Roma. «Sentimenti di ringraziamento al Signore e di sincera ammirazione – che è l’ammirazione dell’intera Chiesa cattolica – per il dono della vostra fedeltà, della costanza nella prova, della radicata fiducia nella Provvidenza di Dio, anche quando certi avvenimenti si sono dimostrati particolarmente avversi e difficili. Tali esperienze dolorose – continua Francesco – appartengono al tesoro spirituale della Chiesa in Cina e di tutto il Popolo di Dio pellegrinante sulla terra. Vi assicuro che il Signore, proprio attraverso il crogiuolo delle prove, non manca mai di colmarci delle sue consolazioni e di prepararci a una gioia più grande”. È insieme un attestato di stima e allo stesso tempo una richiesta di disponibilità ad andare oltre, al discernimento, per lasciarsi condurre nel cammino che si apre innanzi. «Come Successore di Pietro, desidero confermarvi in questa fede (cfr Lc 22,32) – nella fede di Abramo, nella fede della Vergine Maria, nella fede che avete ricevuto – invitandovi a porre con sempre maggiore convinzione la vostra fiducia nel Signore della storia e nel discernimento della sua volontà compiuto dalla Chiesa».

Dialogo e riconciliazione. I cattolici guardino al bene della società. Se serve siano critici.

È, infatti, sulla necessità del dialogo – che «significa conoscersi, rispettarsi e “camminare insieme” per costruire un futuro comune di più alta armonia» – che il Papa insiste come condizione necessaria per poter realizzare a pieno ed efficacemente l’annuncio del Vangelo in Cina e ricostruire, così, la piena e visibile unità nella Chiesa. «Invito pertanto tutti i Cattolici cinesi a farsi artefici di riconciliazione», sollecitando «tutti i cristiani, senza distinzione, a porre ora gesti di riconciliazione e di comunione». Sul piano civile e politico, Francesco invita i cattolici a servire il proprio paese con «impegno e onestà», cercando sempre «una misura più alta nel servizio al bene comune e allo sviluppo armonioso dell’intera società», senza rinunciare anche, se necessario, a «dire una parola critica, non per sterile contrapposizione ma allo scopo di edificare una società più giusta, più umana e più rispettosa della dignità di ogni persona».

Appello ai giovani cattolici, che siano di esempio

In particolare Francesco si rivolge ai giovani. «Vi chiedo di collaborare alla costruzione del futuro del vostro Paese con le capacità personali che avete ricevuto in dono e con la giovinezza della vostra fede. Vi esorto a portare a tutti, con il vostro entusiasmo, la gioia del Vangelo, […] fraternità, incontro, capacità di dialogo e di perdono, e spirito di servizio, nonostante tante esperienze dolorose del recente passato e le ferite ancora aperte».

 

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Comunicatore e giornalista. Mi occupo di informazione religiosa con particolare attenzione alle implicazioni etiche e sociali. Non mi interesso delle chiacchiere di palazzo. Cattolico (quindi) politicamente scorretto.

Religioni

Nominato il nuovo Rettore alla Pontificia Università della Santa Croce

Si tratta del rev. prof. Fernando Puig, attualmente Decano della Facoltà di Diritto Canonico
 

Daniele Sebastianelli

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Entrerà in carica l’1 ottobre 2024, con l’inizio dell’Anno accademico, il rev. prof. Fernando Puig come nuovo Rettore della Pontificia Università della Santa Croce di cui quest’anno ricorre il 40º anniversario della fondazione. Subentra al rev. prof. Luis Navarro che, dopo otto anni di mandato, in quella stessa data andrà in pensione, incorporato alla Santa Croce nel 1986.  

Il rev. Fernando Puig è nato a Terrassa, in Spagna, nel 1968, ed è sacerdote incardinato nella Prelatura della Santa Croce e Opus Dei dal 2004. Professore ordinario di Diritto dell’Organizzazione e del Governo della Chiesa presso la Facoltà di Diritto Canonico è Dottore di ricerca in Diritto privato presso l’Università di Barcellona e Università di Girona. Ha conseguito anche un dottorato in Diritto Canonico e in Teologia dogmatica ed è autore di numerosi contributi e articoli su riviste specializzate.

“La Comunità Accademica ringrazia il prof. Luis Navarro per gli anni di lavoro come Rettore al servizio della nostra Istituzione” si legge in una nota. Nel corso dei due mandati “si è avviato un processo di riforma dell’organizzazione interna, professionalizzando diverse procedure di lavoro; si sono attivate misure economiche e finanziarie per garantire la sostenibilità. Negli ultimi anni si è inoltre dato un ulteriore impulso alla ricerca, attraverso la creazione di progetti interdisciplinari e interuniversitari, che coinvolgono studiosi e ricercatori provenienti da Università di diversi Paesi”.  

Rev. Prof. Luis Navarro

Sotto la guida di Navarro, inoltre, “l’Università ha aderito ai progetti finalizzati a favorire la mobilità studentesca e tra i docenti, in linea con quanto richiesto dalla Costituzione Veritatis gaudium di Papa Francesco”.

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Attualità

Tutela dei Minori

Accordo di Collaborazione tra la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori e la Pontificia Università della Santa Croce

Redazione Foritalynews

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Mercoledì 7 febbraio 2024, presso Casa Santa Marta, è stato firmato un Accordo di collaborazione tra la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori e la Pontificia Università della Santa Croce, nella comune missione di prevenzione degli abusi e tutela dei minori e adulti vulnerabili propria della Chiesa universale.
 La firma è stata apposta dal Cardinale Seán O’Malley, OFM, in qualità di Presidente della Commissione, e dal rev. Luis Navarro quale Rettore Magnifico della Pontificia Università della Santa Croce.

 Il cardinale O’Malley ha spiegato come: “Questa intesa si inserisce nel tessuto di accordi di collaborazione che la Commissione firma con altre enti ecclesiali per portare avanti la sua missione, per cui siamo grati alla Santa Croce per la sua generosità in questo progetto”.

 Il Rettore della Santa Croce ha commentato: “siamo contenti di essere al servizio ad uno sforzo cruciale e comune all’interno della Chiesa e la Santa Croce vuole fare la sua parte”.

 Nello specifico, l’Università della Santa Croce potrà ospitare iniziative legate alla missione della PCTM (art. 2) oltre a favorire l’organizzazione di Seminari, Corsi di formazione sia per docenti, studenti e personale non docente, nonché attività di formazione permanente per il personale della Commissione o stage per i Dottorandi presso la stessa PCTM (art. 5).

 Le due Istituzioni prevedono di redigere annualmente una relazione sulle iniziative svolte, che potrà essere resa pubblica attraverso i rispettivi canali.
 
La collaborazione ha una validità triennale e potrà essere rinnovata.

Testo dell’Accordo

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Cultura

PREMIO “GIUSEPPE DE CARLI” 2023: IL 30 NOVEMBRE LA CERIMONIA DI PREMIAZIONE

Tavola rotonda su “LA SPERANZA E I SUOI VOLTI” CON IL VESCOVO FISICHELLA, SANTIAGO SANZ E PIERO DOMINICI

Redazione Foritalynews

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Si svolgerà giovedì 30 novembre 2023, alle ore 15.30, la cerimonia di consegna della settima edizione del Premio “Giuseppe De Carli”, presso la Pontificia Università della Santa Croce (Aula Álvaro del Portillo), partner accademico dell’Associazione costituita per ricordare la figura del vaticanista della Rai, scomparso nel 2010.

L’annuncio e la premiazione dei vincitori, per le diverse sezioni proposte, saranno anticipate da una tavola rotonda sul tema “La Speranza e i suoi volti“.

Mentre nel mondo imperversano guerre in ogni latitudine, con migliaia di vittime accertate, in questa edizione del Premio De Carli vogliamo riflettere sui diversi volti della speranza, per allontanare il rischio della disperazione e cercare spiragli di rinascita anche laddove sembra impossibile che scaturisca – ha dichiarato il Presidente dell’Associazione, il professore Giovanni Tridente. – Per questo ci avvarremo di un teologo esperto in escatologia e di un sociologo studioso della complessità, per concludere con uno sguardo proiettato al prossimo Giubileo del 2025, che Papa Francesco ha voluto dedicare proprio alla speranza“.

Infatti, dopo i saluti del prof. Daniel Arasa, decano della Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce, e del Presidente Tridente, moderati da Alessandra Ferraro, giornalista Rai, interverranno il teologo Santiago Sanz, docente di Escatologia presso la Santa Croce Piero Dominici, docente di sociologia presso l’Università degli Studi di Perugia. Le riflessioni conclusive saranno affidate il al Vescovo Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e coordinatore degli eventi del Giubileo 2025.

A seguire, l’annuncio dei vincitori di questa settima edizione e la premiazione dei migliori lavori delle tre sezioni: “Chiesa, guerra e pace”; “Narrare le migrazioni: storie, volti, speranze”; “La funzione delle tradizioni religiose in favore del dialogo, della pace e della libertà”, le ultime due bandite in collaborazione con il Comitato “Comunicazione e migranti” e con il Comitato “Giornalismo & Tradizioni religiose”.

I lavori di questa edizione 2023 del Premio De Carli – circa 40 – sono stati valutati da tre qualificate giurie composte, per quanto riguarda la prima sezione, da José María Ballestrer Esquivias, giornalista de El Debate;Lucia Capuzzi, inviata di Avvenire; Paolo Conti, editorialista del Corriere della Sera;Fausto Gasparroni, giornalista dell’ANSA;Massimiliano Padula, docente Università Lateranense;Andrea Picardi, giornalista e manager della comunicazione; Carla Rossi Espagnet, docente Università della Santa Croce; e dalla giornalista Valentina Petrini.

Per maggiori informazioni sulle precedenti edizioni del Premio, si può visitare il sito web www.associazionedecarli.it o seguire gli account Facebook e Twitter dell’Associazione.


Per confermare la propria partecipazione scrivere a info@associazionedecarli.it

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