Interviste
Paolo Conticini, un performer nato
Salito su quel treno, Paolo Conticini c’è rimasto. Un adulto-bambino di cinquantatré anni che della vita “ha amato tutto”
Quando disse a suo padre che non avrebbe più sostenuto il concorso per vigili del fuoco, lo fissò per un’ora in un occhio. Poi non si salutarono per cinque mesi. Ma ardeva il sacro fuoco dell’arte e ad attenderlo una riuscita prova d’attore in Uomini uomini uomini.
Salito su quel treno, Paolo Conticini c’è rimasto. Felice come un bimbo. Un adulto-bambino di cinquantatré anni che della vita “ha amato tutto”. Con l’entusiasmo di un performer che si diverte a giocare portando in scena sé stesso
Paolo Conticini, ospite del parterre di artisti dell’XI edizione di Marefestival Salina, da giovedì 23 a sabato 25 giugno, per ricevere il premio in ricordo di Massimo Troisi.
«Reputo Massimo Troisi uno degli attori più grandi che l’Italia abbia avuto e tuttora continua a vivere grazie ai suoi film. Ancora oggi non posso fare a meno di rivedere “Non ci resta che piangere”, un’interpretazione meravigliosa. Ma Troisi era bravissimo anche a teatro, memorabile in alcune apparizioni televisive. Il mio grande rammarico è di non averlo mai incontrato.»
Ricomincio da tre, sul palco come nella vita.
«Ritengo di aver fatto più di tre cose buone nella vita, così come tanti sbagli. Sbagli che però fanno parte del percorso di ognuno e diventano paradossalmente giusti lungo quel cammino personale. Credo di essere stato sempre coerente con me stesso. Ho sempre fatto quello che sentivo nel cuore e, quando ho sbagliato, l’ho fatto in buona fede.»
Quando Massimo è venuto a mancare era il 1994, un periodo nel quale un giovane pisano di venticinque anni cercava ancora la propria strada.
«Era un periodo incerto e sofferente, da un lato; bellissimo dall’altro. Provavo la sofferenza di non riuscire a trovare la mia strada e, per contro, la libertà di poter andare in tutte le direzioni. Ho dei ricordi dolcemente malinconici di quell’età, ma decisamente splendidi.»
In occasione dell’evento considerato ormai uno degli appuntamenti più attesi del calendario dell’arcipelago eoliano, l’attore e conduttore televisivo presenta il libro Ho amato tutto (Pacini editore, Elledibook edizioni).
«Ho sempre vissuto d’amore, di sentimenti, di emozioni. Si può provare amore per un amico, per la propria compagna, per i genitori, per i figli. L’amore è un sentimento universale e totalizzante, il motore del mondo. È l’aspetto magico della vita. Con l’amore puoi affrontare qualunque difficoltà ti riservi il destino.»
“Questo mestiere ti illude, specie quando sei giovanissimo e tenti di muovere i primi passi. Ti fa sperare continuamente in nuove possibilità, in nuove chance e tu ci credi, vai avanti, aspetti l’occasione della tua vita per sbarcare il lunario e intanto gli anni passano, il tempo è sempre meno e il rischio di fallire è enorme”.
«Ti senti come un bambino che aspetta una caramella, ma non gliela danno. Allora ne aspetta un’altra e un’altra ancora. Il più delle volte, però, quella caramella non arriva mai.»
Per certi aspetti, è tutta questione di fortuna.
«Credo di essere stato fortunato, ma anche bravo nel riuscire a sfruttare tutto quello che la vita mi ha dato.»
Esordisce con Uomini uomini uomini per la regia di Christian De Sica, ma rimane legato al ruolo di un commissario.
«Il personaggio a cui il pubblico si è maggiormente affezionato, conferendomi grande popolarità, è sicuramente il commissario di polizia Gaetano Berardi, in Provaci ancora prof! In ogni ruolo che interpreto metto sempre un po’ di me stesso e, fino a questo momento, sembra aver funzionato.»
Il successo è una conquista quotidiana.
«Il vero successo è quando le persone più anziane mi incontrano per strada e mi fanno un complimento sincero. Ricevere un complimento da una ragazzina potrebbe essere scontato, ma, quando a fartelo è una signora più in là con gli anni, te lo rivolge in maniera disinteressata. Una bella soddisfazione è anche quando leggi dei commenti sui social o in qualche lettera ricevuta in camerino, dove ti dicono che, grazie a te, a quel ruolo interpretato, hanno trascorso dei bei momenti.»
Il mestiere dell’attore fa invecchiare poco, è un lavoro-gioco nel quale non ti accorgi del tempo che passa.
«Quella dello spettacolo è una famiglia di bambini che giocano a far divertire gli altri, a intrattenerli. Quando improvvisamente ti fermi e ti guardi indietro, ti accorgi tutto a un tratto che sono passati cinquantatré anni. Allora ti guardi allo specchio e scorgi qualche ruga che prima non c’era, magari il fisico non più tonico come quello dei vent’anni. Guardando con più attenzione, però, ci vedo riflesso un uomo felice e grato di essere giunto a quest’età con un’estetica ancora gradevole e una maggiore consapevolezza della vita.»
Il segreto è serbare intatto l’entusiasmo
«Senza entusiasmi questo mestiere non lo puoi più fare. Quello dell’attore è un lavoro fatto di sacrificio, di rinunce. È un gioco meraviglioso, che richiede tempo, passione, competenza. Dal canto mio, voglio giocare finché posso. Poi, quando sarà il momento, cederò il passo agli altri. Ma intanto lasciatemi divertire!»
Interviste
ASSOLO di ANNA DARI, il suono potente della vita
Spettacolare, impetuosa, delirante. Tutta la potenza rigenerante della solitudine ripiegata in un ASSOLO. La creatività musicale e poetica di Anna Dari trasforma le tenebre in luce e riaccende la vita
Pianista per scelta, compositrice per caso, scrittrice per passione. La sensibile artista astigiana combatte il male oscuro della depressione con l’arma della propria musica e vince. Nel 2020 il primo premio al Concorso internazionale “Salvatore Quasimodo” sezione Musica al prestigioso CET di Mogol e nell’agosto 2021 pubblica Oltre la nebbia. Un progetto discografico nuovo, diverso, metaforico. Con un cambio di rotta e di stile rispetto ai primi dieci anni del suo comporre. L’album (edito da Blue Spiral Records) contiene sette gemme preziose, tra cui la raffinata e struggente ASSOLO che aveva dato il la iniziale.
Realizzato dallo studio ImagesLab di Asti, il video di ASSOLO rappresenta l’ultimo atto di un percorso interiore iniziato con la composizione del brano nell’estate 2017. Erano trascorsi due anni e mezzo di totale silenzio. Un periodo durante il quale Anna Dari aveva deciso di chiudere definitivamente il coperchio del suo pianoforte e della composizione pianistica. Ma il destino ribalta le carte in tavola e la pone in relazione con un’altra anima a lei affine. Travagliata, fragile, in cerca di un appiglio. La colpisce fortemente la storia, per la potente energia che quell’uomo era riuscito a sprigionare dal fondo del pozzo in cui si trovava. Straordinariamente capace di superare la sofferenza fisica dovuta a un grave incidente che aveva compromesso in modo significativo l’uso del piede e quindi della camminata. Ma il sogno, da appassionato runner, di partecipare alla maratona cui tanto anelava, lo spingono ad allenarsi sistematicamente. Senza cedere allo sconforto né alla paura dell’insuccesso o alla facile rinuncia. E così fu. Il trionfo della volontà e della sete di vivere sul dolore psicofisico invasivo. Pur nel profondo di un forte stato depressivo, anche Anna Dari sente la spinta emotiva ad alzarsi dal letto ed avvicinarsi nuovamente alla tastiera. Dopo due anni e mezzo di ferma compositiva, trasforma la storia di quell’uomo in musica. E nasce ASSOLO (disponibile al seguente link:
Il desiderio di realizzare un video del brano si è protratto nel tempo fino ad arrivare ad oggi e alla meravigliosa opportunità dell’aprile 2022. Paride Candelaresi, Assessore alla Cultura del Comune di Asti, insieme al Direttore del Teatro concedono l’autorizzazione ad effettuare le riprese all’interno del prezioso Alfieri.
«Girare le riprese del video “Assolo” all’interno di un meraviglioso teatro d’epoca è stata per me un’esperienza unica e irripetibile.» racconta Anna Dari «Mi trovavo faccia a faccia con quella compositrice che per quindici anni aveva agognato di portare la propria musica nel mondo, sognando i grandi teatri. Suonare nel silenzio dell’Alfieri, nudo, spogliato del pubblico, mi ha emozionato. Un’emozione resa ancor più vivida e potente dal ricordo che proprio in quel luogo speciale aveva avuto inizio la mia carriera. Una carriera – confesso – che avrebbe meritato di più. E ancora ci spero. Così come, attraverso quest’“Assolo”, nutro la speranza di poter lasciare ai miei figli un saluto, una traccia, forse eterna, chissà, di cui possano un giorno sentirsi orgogliosi».
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Interviste
FEELIN’ GOOD, L’ENTUSIASMANTE MOOD STYLE DI MATIL JOPLIN
Una carica di energia vitale, voglia di libertà e quel ritornello che ti fa ritrovare il sorriso. È disponibile su tutte le piattaforme digitali Feelin’ good (Golia Record), il nuovo singolo di Matil Joplin
In linea con la filosofia del think positive, marchio di fabbrica della giovane artista forlivese, è un brano che trasmette buoni sentimenti. Racconta dello stare bene con sé stessi e con gli altri, ed emana un profumo intenso di estate.
Feelin’ good (https://youtu.be/L9WmEw9n1hg) di Matil Joplin (pseudonimo di Matilde Montanari) è una canzone rivolta a tutte le età. Perché il mare, il sole e la sua energia sono elementi che irrompono nel cuore di ognuno portando gioia, felicità, benessere. Un incontenibile contagio di entusiasmo che si evince già dal primo ascolto, dove il mood irresistibile fa venire voglia di cantare e ballare. Un ritmo trascinante su di un testo che inneggia alla solarità e alla vita. Una voce soave e grintosa al tempo stesso, e il gioco è fatto.
«“Feelin’ good” è venuto fuori spontaneamente durate una giornata di metà maggio, in vista dell’estate che stiamo vivendo» dichiara Matilde Montanari. «È un pezzo che ho scritto in inglese perché mi riesce più facile esprimermi in lingua straniera. Come poi è già successo con “Picture of my Summer”, il mio primo inedito composto a soli dodici anni.»
In questo periodo difficile, tra guerra, pandemia e follia generale, l’urgenza di veicolare un messaggio positivo, in grado di trasmettere buoni sentimenti. Qualcosa che ci faccia sentire come in una spiaggia con tanti amici intorno e della buona musica. L’incontro fortuito di Matilde con i ragazzi dello Studio 85 di Rimini e da lì la scintilla compositiva. Paolo Campidelli ha curato la parte dell’arrangiamento, assieme a Lorenzo Vincenzi che ha contribuito con la linea di basso e qualche riff di chitarra. Leo Cavada è intervenuto nella creazione di melodia e topline, per poi lasciare la parte del mixaggio e del mastering a Luca Bandinelli.
«Con queste fantastiche persone ho collaborato per far uscire il mio nuovo singolo.» Feelin’ good, l’entusiasmante mood style di Matil Joplin.
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Interviste
WELCOME TO MY LIFE, IL ROCK RANDAGIO DI ANDREA SELLAROLI
Rock, con una chitarra pesante sotto che ti carica. Rock come modo di essere. Andrea Sellaroli canta Welcome to my life. Mettersi continuamente in gioco. Da un giorno all’altro, decidere di partire, cambiare città, cambiare vita. Randagio, il nostro l’ha fatto. Senza certezze sul futuro, seguendo ancora il suo istinto. Undici anni vissuti nelle colline del Chianti, una passione per il vino e per le donne, una chitarra scordata che continua a suggerirgli nuovi testi. Parte il ritmo della batteria, basso, cassa, rullante e nasce una canzone.
Welcome to my life è il nuovo singolo di Andrea Sellaroli. Schietto, rock, diretto. Racconta di un uomo che non si adegua, non si accontenta, rifiutando la banalità e la monotonia. In pace con sé stesso, capace di amare senza riserve chi gli conquista il cuore. Chi “potrà perdonarlo”, se un giorno sarà partito di nuovo “senza neanche salutare”? Un cantautore schivo, che preferisce esprimersi con i suoi pezzi.
E allora Welcome to my life, ed è già tempo di andare via. Il videoclip del brano, fuori su tutte le piattaforme digitali, è disponibile al seguente link: https://youtu.be/BHfkP25ReD4
Biografia
Dal Nord al Sud, con le partite di sabato. Sì, perché Andrea Sellaroli ha allenato per quasi vent’anni in serie A1 squadre di pallanuoto femminile. Ed eccolo ancora oggi, il sabato, a urlare nelle piscine di tutta Italia. Durante la settimana, corde vocali permettendo, in studio di registrazione. Nato il 10 aprile ‘72, ha suonato le tastiere nei Side One: portavano nei locali di Spezia e dintorni le cover di Zucchero, Liga, Vasco… Autodidatta, Andrea Sellaroli riesce a trovare accordi, scale, melodie, affidandosi esclusivamente all’orecchio. Scrive canzoni da sempre: registra le parti di basso, di batteria, di chitarra, degli archi e naturalmente di tastiera. Girata l’Italia in lungo e in largo, torna a vivere a La Spezia. Contatta nuovamente Max Marcolini (chitarrista, arrangiatore e produttore di Zucchero “Sugar” Fornaciari), con il quale aveva già collaborato in passato. Gli affida il compito di “mettere in bella” le sue idee realizzando un album. Otto brani che il nostro non vede l’ora di farci ascoltare, con il primo singolo estratto dal titolo “Welcome to my life”. Rock, con una chitarra pesante sotto che ti carica. Rock come modo di essere. Mettersi continuamente in gioco. Da un giorno all’altro, decidere di partire, cambiare città, cambiare vita. Andrea Sellaroli l’ha fatto, senza certezze sul futuro, seguendo ancora il suo istinto. E, per fortuna, gli è sempre andata bene.
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