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Cultura

I giornalisti non dovrebbero essere dei watchdog?

Collaboratori occasionali

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Enzo Marzo, un autorevole giornalista del “Corriere della Sera”, ha ricordato alcuni anni addietro in un suo articolo…

  di Gino Falleri

Enzo Marzo, un autorevole giornalista del “Corriere della Sera”, ha ricordato alcuni anni addietro in un suo articolo pubblicato su uno dei supplementi di “Critica Liberale”, prendendo lo spunto da un libro di Robert A. Dahl, che sono cinque i “criteri che contraddistinguono una democrazia compiuta” e di questi “tre riguardano i media”.

Il primo è costituito dal diritto di essere informati di esclusiva pertinenza dei cittadini, che si aspettano una informazione completa, imparziale, obiettiva e trasparente.

Una informazione secondo il costume dei giornalisti anglosassoni, che fanno parte del modello del “Nord Atlantico”, sulla base della classificazione di Hallin e Mancini, contenuta nel loro libro dal titolo “Modelli di giornalismo. Mass media e politica nelle democrazie occidentali”. Non legano molto con il Potere, pongono domande imbarazzanti ai governanti ed hanno come “bussola” le tre “I”: indipendenti, irriverenti ed indisponenti. Il loro referente è solo il lettore. Lo sosteneva pure Indro Montanelli. Da non dimenticare inoltre quanto andava affermando il mitico direttore del “Manchester Guardian”, Charles Prestwich Scott, che le notizie sono sacre mentre le opinioni sono libere.

Stesso modo di agire qui da noi? Pur senza avere alcuna intenzione di mettere sotto processo il giornalismo italiano qualche dubbio sulla sua terzietà esiste. Il primo si riferisce alla circostanza, non secondaria, che il governo ha sempre finanziato la stampa e già questo significa riconoscenza e meno incisività. Le notizie scomode si edulcorano e non si dà molto peso a quanto accade negli enti locali che sono una idrovora. Sono esosi e i servizi erogati, con le dovute eccezioni, sono insufficienti.

Il secondo attiene alla proprietà dei quotidiani. Non esiste più il cosiddetto editore puro come Rupert Murdoch, tanto per fare un esempio. Solo “Il Fatto Quotidiano”, che “non riceve alcun finanziamento pubblico” e si mantiene con le vendite, come peraltro tutti i giornali anglosassoni, e non ha alcun timore di sbattere in prima pagina i potenti di turno e mettere ben in vista gli errori in cui incorrono e i favoritismi. Scava ed informa.

Il giornalismo anglosassone ha come regole fondamentali “la precisione” e “l’imparzialità”, che discendono dal “Credo” di Benjamin Harris redatto nel 1690, l’anno in cui John Locke ha dato alle stampe “Il secondo trattato sul governo”. Uno dei casi di una non completa informazione è fornito dalla recente sentenza della Corte Costituzionale sull’indicizzazione delle pensioni, che, come si ricorderà, il governo Monti – fortemente voluto da Giorgio Napolitano con l’ombra del complotto come ha riferito Alan Friedman, giornalista americano, nel libro “Ammazziamo il Gattopardo” – aveva abolito per mettere in ordine i conti. Un provvedimento ritenuto dai giudici della Consulta incostituzionale.

Nel 2011 si affermava, soprattutto dalle forze di opposizione e nei vari salotti, che l’Italia fosse sull’orlo del baratro per l’inadeguatezza del binomio Berlusconi/Tremonti e pertanto c’era l’esigenza indilazionabile per tutelare gl’interessi nazionali di un cambio di guida. Quello stesso baratro che ha consentito a Giuliano Amato, all’inizio degli anni Novanta dell’altro secolo, di varare la famosa manovra di bilancio da quasi 100 miliardi di lire mettendo mano ai risparmi in banca. La tesi sostenuta per cambio di guida non trova conforto sulla base dei numeri. Il debito pubblico era a 116,6 mentre oggi ha raggiunto quota 131,9; i poveri sono passati da poco più di 8 milioni ad oltre 10 milioni; il Pil da più 0,4 per cento è a meno 0,5 per cento.

La stampa ha informato i cittadini sul perché i nostri conti non sono in regola? Quali i motivi della crescita del debito pubblico e chi ne ha la responsabilità? Un paio di anni fa “L’Europeo” ha dedicato al “Deficit Italia: La storia dimenticata del debito pubblico” l’intero numero 3. Nel pezzo di apertura a firma di Daniele Protti è stato fatto riferimento ad Epicarmo Corbino, ministro del Tesoro nei primi due governi di Alcide De Gasperi.

L’economista affermava “che non era necessario ricorrere a miracoli per contenere l’aumento del deficit pubblico che già allora galoppava e parlava di <governi che sappiano resistere alla tentazione di fare spese superflue, e alla spinta di mantenere la demagogia come elemento determinante della legislazione>”. Una risposta ci vorrebbe. Se la memoria non tradisce “Il Fatto Quotidiano” poco dopo la sua uscita in edicola ha pubblicato un box dove ha indicato le oscillazioni del rapporto debito/Pil. Le sorprese non mancano.

Nonostante i governi tecnici i conti non tornano. L’attuale presidente del Consiglio non è riuscito a metterli a posto mentre la tassazione sulle persone ha superato il 50 per cento e quella delle aziende il 65. La spesa pubblica sale come una marea. Non molti ricordano due libri di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, “La Casta” e “La Deriva”. Le risposte si potrebbero trovare lì come nei libri di Mario Giordano.

Altro punto su cui la grande stampa, quella che fa opinione pubblica, dovrebbe intervenire è sulla Costituzione. Sebbene sia considerata la più bella del mondo. Con l’Italicum incombente e i cambi di casacca potrebbe essere arrivato il momento di cambiare quella frase della Costituzione con la quale si afferma che si rappresenta il popolo senza vincolo di mandato. Con vincolo di mandato e rispondendo in proprio per la cattiva gestione della res publica. Non possono essere legibus solutus.

Ritorniamo alla sentenza della Corte Costituzionale e a quell’affermazione che i giudici debbono tenere conto della situazione economica del Paese. I giudici sono autonomi e rispondono solo alla legge e le sentenze debbono essere applicate senza alcuna distinzione, compresa la legge Severino.

Il verdetto della Consulta non in linea con le intenzioni del binomio Renzi/Padoan ha suscitato gl’interventi di Monti, del sottosegretario Enrico Zanetti e di Laura Puppato del PD che vuole una assoluta riduzione delle pensioni. E questo significa impoverire ancora di più il ceto medio gravato da mille balzelli imposti dagli enti locali. Se 3.000 euro lordi al mese è da considerare una buona pensione cinquemila per gli attivi sono a loro volta una buona retribuzione. A parte l’enfatizzazione si dovrebbe guardare verso gli Stati Uniti, la prima Costituzione è loro, o all’Inghilterra, patria del costituzionalismo.

Joseph Pulitzer, uno dei grandi del giornalismo americano, considerava i giornalisti come i cani da guardia delle istituzioni democratiche e della corretta amministrazione. I nostri dovrebbero smontare quella colossale “balla” che l’attuale sistema pensionistico toglie a loro il futuro. Ma i giovani non lavorano. Abbiamo secondo l’Ocse il più alto tasso di disoccupazione. Le pensioni, al di là dei tecnicismi, sono da ritenere una catena di Sant’Antonio.

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Cultura

Arezzo Fiere e Congressi: al via la ricca collezione autunno-inverno di eventi

Paolo Castiglia

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“Fino a fine febbraio 2025 Arezzo Fiere e Congressi osserverà ritmo altissimo, scandito da un calendario fitto di eventi tra tradizione e innovazione”. Lo spiega il presidente di Arezzo Fiere e Congressi, Ferrer Vannetti, che – dopo il grande successo di pubblico registrato con l’edizione autunnale di Passioni in Fiera e quella annuale di Agrietour – guiderà l’Ente Fieristico aretino attraverso la fitta serie di appuntamenti che chiuderà quest’anno 2024 e che darà inizio alla stagione 2025.

In questo novembre tanto spazio per i convegni professionali in ambito sanitario. Nel weekend del 15 e 16 novembre infatti si è svolto il Congresso Nazionale Scivac “Quando la decisione è più importante dell’incisione”, nel quale si è parlato di chirurgia attraverso un punto di vista innovativo, con interventi di numerosi speakers di alto livello. “Dal 26 al 29 novembre si svolgerà invece – spiega Vannetti – il 19esimo Forum Risk Management che si intitola ‘Verso un Nuovo Sistema Sanitario, Equo – Solidale – Sostenibile’, un evento che rappresenta da sempre un momento importante della programmazione fieristica aretina e che ospitiamo ogni anno con estremo piacere e con l’attenzione organizzativa che questo appuntamento merita”.

Organizzato da Gutenberg, promosso da Agenas con il patrocinio della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e con il patrocinio dell’Istituto superiore di sanità e della Regione Toscana, il Forum ha infatti l’obiettivo di scrivere la road map della sanità del futuro con la presenza attiva di ministri e assessori alla sanità di moltissime regioni italiane. Tra novembre e dicembre Arezzo fiere e Congressi ospita poi diversi concorsi indetti da Estar, l’Ente di Supporto tecnico amministrativo regionale. Vannetti interviene poi per promuovere un evento nuovo, lo spazio giovani di dicembre, che vedrà l’evento Smart Future Academy in programma venerdì 6 del mese prossimo. “Per la prima volta – illustra appunto il Presidente – alla Fiera di Arezzo si terrà l’evento rivolto ai giovani, dagli studenti delle scuole medie e superiori fino ai diplomati, laureandi e laureati, ha come obiettivo quello di aiutarli a rispondere alla domanda ‘Cosa Vuoi Fare Da Grande’ che prevede attività cosiddette ispirazionali, con la partecipazione di autorevoli speaker e workshop e attività esperienziali di orientamento per realizzare il matching tra giovani, aziende ed enti di formazione”.

Altro appuntamento fondamentale prima della fine dell’anno, il 5 e 6 dicembre: Arezzo Fiere ospiterà la manifestazione dedicata ai protagonisti dell’oreficeria e gioielleria italiane organizzata da Ieg – Italian Exhibition Group. “Il Summit del Gioiello Italiano – approfondisce Vannetti – per questa quarta edizione amplia il suo format e nella prima giornata si svolgerà il vertice strategico dedicato ai protagonisti dell’oreficeria e della gioielleria italiane con il confronto tra gli stakeholder nazionali e territoriali per esplorare sfide e opportunità del comparto”, mentre nella seconda prenderà il via la parte dedicata all’orientamento e al matching tra giovani, aziende ed enti di formazione organizzato da Smart Future Academy.

Il Calendario 2025 si aprirà poi con la ventisettesima edizione del Salone veicoli da collezione in programma l’11 e 12 gennaio 2025. Nei diversi padiglioni e nelle aree esterne si potranno ammirare ma anche scambiare/acquistare auto e moto storiche, ricambi e accessori. Spazio anche all’editoria specializzata, all’automobilia e al modellismo.

L’1 e 2 Febbraio la Fiera ospiterà invece la prima edizione assoluta dell’Arezzo Mineral Show. Vasta esposizione di minerali da collezione, fossili, pietre lavorate e creazioni di gioielli con pietre naturali. Un’occasione unica per collezionisti, appassionati e curiosi per immergersi nel mondo dei minerali. Tornano poi protagonisti gli studenti con Campus – Salone Dello Studente in programma il 5 e 6 febbraio. Occasione unica per conoscere tutti i percorsi post-diploma esistenti e quelli che stanno per essere attivati, dai corsi di laurea delle università, delle accademie e degli Its agli istituti tecnici superiori post-diploma e professionalizzanti. Si potranno inoltre simulare i test di ammissione delle facoltà a numero chiuso, valutare le proprie soft skill e soprattutto confrontarsi con professionisti, professori e psicologi dell’orientamento per una scelta così importante fatta consapevolmente.

Il 15 e 16 febbraio il ritorno del grande Mercato Delle Pulci che prevede la partecipazione di oltre 600 espositori, tra svuota soffitte e svuota armadi, collezionisti, hobbisti e professionisti vintage, handmade, sbaracco negozi, antiquariato e collezionismo per due giornate all’insegna del riuso con ristoro, con spazio bimbi e relax.Chiude il mese di febbraio l’atteso e collaudato appuntamento con Esotika Pet Show. Il Salone nazionale degli animali esotici e da compagnia in programma il 22 e 23 febbraio con un ricco calendario di eventi, anche didattici, per ogni settore della manifestazione con la consueta mostra scambio animali da compagnia, fattorie didattiche e molto altro ancora.

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Cultura

Ildegarda, esempio storico e attualissimo di donna d’eccezione

Serata culturale di alto livello organizzata dall’Inner Whell con la relazione del prof. Dioni

Paolo Castiglia

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Davvero una serata bella e coinvolgente quella organizzata dall’Inner Wheel Arezzo lo scorso martedì pomeriggio presso il Circolo Artistico di Arezzo, dove una folta e attenta platea di socie e ospiti ha potuto ascoltare una relazione d’eccezione. Dopo il saluto e l’introduzione alla serata da parte della presidente del club service aretino, Laura Agnolucci, è infatti arrivato il momento dell’interessante e approfondita relazione di Gianluca Dioni, professore associato di Filosofia Politica presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Napoli “Federico II”.

Il docente ha approfondito la figura di una donna speciale, che ha ovviamente affascinato moltissimo le socie dell’Inner Wheel Arezzo, vista la loro vocazione alla piena valorizzazione della donna e del suo ruolo sempre più decisivo nella nostra società.Protagonista della serata è stata infatti Ildegarda di Bingen – il nome significa protettrice delle battaglie – di nobile famiglia, che visse in maniera intensa e appieno il XII secolo (1098-1179). Ildegarda fu una sorta di femminista ante litteram poi fatta Santa e rappresenta una figura femminile complessa ed affascinante, soprattutto per la forza del carattere, “che la portò, in contrasto con l’ideale monastico del tempo, ad aprirsi al mondo – come ha spiegato approfonditamente il prof. Dioni – e ad occuparsi di teologia, musica, medicina e scienze naturali”.

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Cultura

Cortale: gemma sui due mari tra il Golfo di S. Eufemia e quello di Squillace

Gloria Gualandi

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Magnifiche nicchie di storica italica bellezza. Cortale è una di queste: è un paese situato nella parte più stretta della Calabria, su una collina che domina vaste pianure e suggestive vallate, con una bellissima vista aperta sui due mari, tra il Golfo di S. Eufemia e quello di Squillace.

Il centro storico, nonostante il terremoto del 1783 e quello del 1905, ancora oggi è testimonianza del passato e l’antica atmosfera può essere assaporata passeggiando tra i vicoletti sovrastati da tunnel in pietra tufacea del posto o risalendo le gradinate che caratterizzano il pittoresco borgo. La storia di Cortale lunga quasi mille anni, ebbe inizio quando alcuni monaci, seguaci di San Basilio, si stanziarono intorno al 1070 nel “declivo del Carrà”, territorio molto fertile e ricco di sorgenti d’acqua e qui fondarono il Monastero dei SS. Anargiri Cosma e Damiano. L’Abbazia dei monaci Basiliani costituì il nucleo dell’origine del paese. Nel corso degli anni Cortale divenne uno dei ‘casali’ del feudo di Maida che dal 1272 al 1331 appartenne alla famiglia dei San Licet e poi a diverse casate. Nel 1795 passò ai Ruffo di San Lucido fino al 1806, anno in cui fu abolita la feudalità dalle leggi napoleoniche. Con l’istituzione dei Comuni Cortale divenne capoluogo del Circondario comprendente Jacurso, Vena e Caraffa.

Cortale è definito il paesino del dialogo dove ci sono ancora persone che parlano e si incontrano nella famosa piazza chiamata le villette: si può definire un raro paesino calabrese dove esiste una pasticceria con dolci speciali un locale di ritrovo del mitico Michele e una serie di viuzze con case stile Amarcord. Ma non tutto è fermo alla storia: dalla provincia di Catanzaro arriva un nuovo Presidio Slow Food: i fagioli di Cortale. Anzi, in un certo senso ne arrivano cinque, perché tanti sono gli ecotipi di questo legume interessati dal progetto. Parlando di fagiolo cortalese, infatti, intendiamo cinque diverse varietà: la reginella bianca, detta “ammalatèddha”, la reginella gialla, la cannellina bianca – o rognonella per la forma simile a un rene – la cocò gialla, nota anche come “limunìdu” e la cocò bianca. Ottima quindi la pasta e fagioli, insieme al peperoncino di Soverato.

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