Benessere
Lo yoga della risata! Per sorridere, ma anche per guarire
Partecipando casualmente ad una serata dello yoga della risata, basta poco per capire, che è molto più social dei social. Se si è curiosi, ma troppo razionali devi andarci più volte per conoscere il senso. È un misto tra yoga, e risata. Cosa c’entra lo yoga? La ragione deriva dal fatto che si combinano esercizi di respirazione yogica di pranayama, ossia esercizi di respirazione diaframmatica ( aumento dell’ossigenazione )in posizioni di stretching e la risata non mediata da uno stimolo, ma forzata.
Serve coordinazione, ma anche lasciarsi andare per buttarsi alle spalle pensieri e stress: meditare e ridere dunque, oppure ridere meditando. Sembra impossibile, ma non lo è . Uno studio scientifico ha dimostrato che il cervello non riconosce la risata spontanea da una indotta ( provocata) e i benefici di benessere fisiologico e psicologico che ne derivano sono gli stessi. Questo metodo è stato introdotto dal medico indiano Dr. Mandan Katariae si è rapidamente diffuso in 65 paesi al mondo. Il suo messaggio è che “Ridere non conosce confini, non fa distinzione tra razza e sesso o colore; è un linguaggio universale”.
TUTTI IN CERCHIO
Eccoci all’evento. È lunedi sera, a Bussolengo in una stanza con Ernesto e Graziella nominati teacher dal dottor Kataria, due persone che donano gratuitamente cio’ che hanno imparato ed ancora apprendono nei corsi su questa pratica. Si è tutti in cerchio per iniziare lo yoga della risata. Un clima surreale, di quelli che “E adesso che succede?”. Come se in un qualsiasi istante potesse uscire un coniglio dal cilindro. Tutti in cerchio, dapprima una spiegazione da parte del teacher, una presentazione breve, una immaginaria liberazione dei nostri pregiudizi e poi i primi esercizi per capire quei movimenti che servono a lasciarsi andare.
E mentre li fai, ti viene da pensare “Non ci riuscirò mai” oppure “Perché lo sto facendo?”. Ci provi, vergognandoti. Perché anche se puoi abbattere il tuo scetticismo, è molto più difficile abbattere la tua timidezza che, talvolta è una bestia nera. Un limite, se vogliamo: ma i limiti – vien da pensare – non sono fatti necessariamente per essere superati. A volte sono fatti anche solo per essere conosciuti. Il top? Finire sotto quel telo circolare, in mezzo a tutti: ficcare la testa nel buco, girare su se stessi, dire il proprio nome e ridere.
Oppure far ridere lo specchio che è uno del gruppo di fronte al provetto pagliaccio. Ogni aspetto era sincronizzato. Il metodo della respirazione, la postura e gli esercizi. Ma la cosa straordinaria, probabilmente, è la respirazione legata alla risata. Si direbbe che è naturale. Lo è? Un po’ sì e un po’ no. Serve coordinazione, ma serve anche lasciarsi andare per lasciarsi alle spalle pensieri e stress: meditare e ridere dunque, oppure ridere meditando. Sembra impossibile, ma non lo è. Soprattutto ridere dieci minuti consecutivi,e il giorno dopo, ti senti come quella volta in cui inizi a fare un corso di ballo e ti viene da ripetere quei passi per strada. Così provi a ridere in macchina, a ripetere quelle parole. “Molto bene, molto bene, yeah”. E via di risata.
Il teacher ti suggerisce di farlo alle sette del mattino quando vai al lavoro e se ti accosti a persone, ti sembra ti guardino come matta, vorresti rispondere non sono pazza e che, quella cosa l’avevo imparata allo yoga della risata. Ma no, conviene lasciar stare: hai sconfitto lo scetticismo, non la timidezza. Una cosa è certa dopo lo yoga se soffri di difficoltà all’addormentamento, quella notte dormi, vuoi per l’aumento delle endorfine, o dell’ossitocina, serotonina o per la diminuzione del cortisolo l’ormone dello stress, ma torni a casa felice. Insomma ridere insieme fa bene e la felicità è contagiosa.“ Ridi che ti passa” , “ il riso fa buon sangue” “ Ridere allunga la vita”: la saggezza popolare sostiene ciò che è stato dimostrato scientificamente. Concludendo, lo yoga della risata oggi come oggi viene utilizzato anche con gli ammalati oncologici, Alzheimer,e nell’ultimo, ma non meno importante luogo anche proposto nelle parrocchie per i giovani, come aggregante social.
Ambiente
Canarie, Tenerife: destinazione ecosostenibile ma non solo
Riconoscimento Unesco che inserisce quello dell’arcipelago nell’elenco dei cieli più puliti al mondo
Lunghe passeggiate lungo le spiagge di sabbia bianca: a Tenerife, infatti, c’è la famosissima area marina di Teno-Rasca che si estende tra la costa sud e l’isola di La Gomera. Per chi ama guardare delfini e balene è un posto tra i migliori al mondo, dove si può poi sorseggiare un Barraquito, bevanda tradizionale delle Isole Canarie, molto popolare a Tenerife: una miscela di caffè, latte condensato, liquore tipico, schiuma di latte, scorza di limone e cannella in polvere.
Silvia Donatiello, rappresentante dell’Ente del Turismo di Gran Canaria in Italia, ha recentemente spiegato che “Le Canarie e Tenerife sono una destinazione eco sostenibile e per il 46% il territorio riserva il miglior clima del mondo… con una media di 23-24 gradi tutto l’anno”. Come è noto Tenerife è l’isola più grande delle Canarie e nonostante siano geograficamente situate nell’Oceano Atlantico, vicino al Marocco e al Sahara Occidentale, le Isole Canarie appartengono alla Spagna.
Nel dicembre 2021 Gran Canaria ha sottoscritto il compromesso delle Nazioni Unite 2030 sulla sostenibilità proponendosi di ridurre del 40% le emissioni di CO2, entro il 2030. “Recentemente – spiega ancora Donatiello – abbiamo ricevuto un riconoscimento come una delle 15 destinazioni migliori in Europa, per il più alto numero di strutture certificate sempre dalla biosfera. Siamo anche una destinazione starlight, altro titolo dell’Unesco, per i cieli più puliti al mondo”. C’è una discussione infinita su quale parte dell’isola sia più bella, settentrione o meridione, ma sia il Sud che il Nord hanno i loro vantaggi. Comunque ovunque si riscontra un clima temperato molto stabile e spiagge perfette per nuotare e prendere il sole. Tenerife poi offre praticamente tutto: appunto piacevoli spiagge, montagne da vivere e cibi e bevande autentici, deliziosi paesaggi e anche una vibrante cultura e una piacevole vita notturna tipica di tutte le Canarie.
Benessere
I migliori anticancro: corretto stile di vita, screening e cura
Settimana nazionale per la Prevenzione in Oncologia. Al centro dell’attenzione le fasce sociali più deboli e svantaggiate
“L’obiettivo è quello di contribuire alla diffusione di una cultura della prevenzione, basata anzitutto sui controlli medici periodici, anche via screening, da non relegare all’occasionalità bensì da ripetere con la giusta periodicità, così come promuovere buone e più salutari pratiche di vita: non fumare, evitare gli alcolici, alimentarsi in maniera adeguata e secondo la giusta stagionalità, difendersi dalla sedentarietà con una regolare attività motoria adatta al proprio status psicofisico, riposare meglio e a sufficienza”. E’ quanto emerso dalla relazione del presidente Andrea Barbieri in occasione del convegno: “Prevenzione Oncologica: corretti stili di vita, Screening e Cura” celebrato in occasione della Settimana nazionale per la Prevenzione Oncologica, tenutosi la scorsa settimana presso il Centro Chirurgico Toscano di Arezzo, su indicazione organizzative di Lilt Italia diretta dal prof. Francesco Schittulli.
Il convegno s’è aperto appunto con l’intervento del presidente della Lilt Arezzo Andrea Barbieri, al quale è seguito quello di S.E. Mons. Franco Agostinelli, Correttore Nazionale Misericordie d’Italia , che ha colto l’occasione per ribadire l’auspicio che la prevenzione venga portata a permeare tutti i livelli sociali, in special modo quelli dei cosiddetti “ultimi”. Poi l’intervento di Assunta De Luca, Direttore Sanitario Usl Toscana Sud Est. I lavori sono stati coordinati da Stefano Tenti, presidente del Comitato Scientifico Lilt di Arezzo e direttore sanitario del Centro Chirurgico Toscano. Tra i presenti anche Alessia Valducci, presidente di Valpharma Group, noto gruppo farmaceutico del centro Italia, oltre alla vicepresidente Lilt Arezzo Sabina Rossi.
Benessere
Prevenzione fattore chiave per la salute delle donne
Aversa (Lugano): non sono ancora abbastanza le donne che si sottopongono di propria iniziativa ai vari screening per cancro
Nonostante la prevenzione sia un fattore chiave per la salvaguardia della salute femminile, la maggior parte delle donne non si sottopone spontaneamente a screening per cancro, malattie cardiache, diabete o malattie o infezioni sessualmente trasmissibili. Lo sostengono diversi studi di ricerca internazionale in ambito sanità. Lo conferma Giuseppe Aversa, direttore amministrativo di Studio Ginecologico luganese per la parte che gli compete, puramente statistica e gestionale.
Per esperienze vissute, lo stesso Aversa ha potuto constatare come la diagnosi precoce della malattia “costituisca una differenza fondamentale nella durata della vita e nella qualità della vita delle donne”. Quando devono scegliere tra l’assistenza sanitaria per sé stesse e la ricerca di un bene non prioritario, o addirittura godersi una vacanza, è probabile che diano la priorità alla seconda. In Svizzera fortunatamente, a partire dai 50 anni di vita, per le donne, è previsto uno screening mammografico gratuito ogni due anni, cosa fondamentale per la prevenzione (solo per il seno). “Quindi i politici, nel settore della sanità e della spesa pubblica, devono considerare l’assistenza preventiva come parte di un insieme multidimensionale e reciprocamente dipendente di fattori che dovrebbero essere affrontati insieme”.
Aversa – che ha lavorato per società multinazionali in campi molto diversi, dal trading al Family Office e appunto al settore medico sanitario dove opera attualmente – conferma che i dati raccolti si basano sull’indagine di diverse dimensioni interconnesse. I criteri considerati sono in linea con gli indicatori globali di salute e benessere individuatati dall’OMS come parte degli Obiettivi di sviluppo sostenibile”. I dati dimostrano però evidentemente come le donne spesso sottovalutino, per condizioni economiche e sociali difficili, la loro salute incorrendo poi in possibili gravi problemi.
Come qualsiasi medico specialista in materia potrebbe confermare, nel loro insieme possono determinare fino all’80% delle variazioni nelle aspettative di vita delle donne stesse, miglioramenti in alcune o in tutte le dimensioni comportano infatti maggiore aspettativa di vita alla nascita.
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