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Benessere

Dolci tranelli: i danni nascosti dello zucchero

Marco Matteoli

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Aumenta il rischio di carie, obesità, malattie metaboliche e cardiovascolari, l’OMS consiglia l’assunzione di massimo 25g di zucchero al giorno, ma l’italiano medio ne consuma 85g

Quando volgarmente di parla di zucchero si parla usualmente del saccarosio, uno zucchero disaccaride, ovvero formato da due molecole glucidiche, il glucosio e il fruttosio, ed estratto dalla canna o dalla barbabietola da zucchero…

Aumenta il rischio di carie, obesità, malattie metaboliche e cardiovascolari, l’OMS consiglia l’assunzione di massimo 25g di zucchero al giorno, ma l’italiano medio ne consuma 85g

Quando volgarmente di parla di zucchero si parla usualmente del saccarosio, uno zucchero disaccaride, ovvero formato da due molecole glucidiche, il glucosio e il fruttosio, ed estratto dalla canna o dalla barbabietola da zucchero.

Che lo zucchero aumenti il rischio di carie, se associato a scarsa igiene orale, è cosa risaputa, ma non è l’unico rischio determinato da questo alimento.

L’eccessiva consumazione di zucchero, associata a familiarità e stili di vita sub-ottimali, può provocare patologie metaboliche come obesità e diabete mellito di tipo 2, con le relative complicazioni dal punto di vista cardiovascolare e cerebrale.

Il tranello che determina la continua assunzione di questo alimento si cela dietro alla gradevolezza del suo sapore, ma soprattutto al fatto che determina dipendenza. L’assunzione di grandi quantità di zucchero, dal punto di vista biochimico, causa non solo iperglicemia, ma anche iperinsulinemia e senso di benessere, che tuttavia si riduce in tempi molto rapidi, poiché dopo poche ore l’ipoglicemia relativa porta al desiderio di altro zucchero e senso di irritabilità e spossatezza.

Ridurre l’apporto di zucchero nella dieta non azzera il rischio di contrarre tali patologie, ma contribuisce alla loro riduzione, non a caso l’OMS consiglia di assumere al massimo 25g di zucchero al giorno, l’equivalente di 5 cucchiaini da te.

Per avere dei parametri di riferimento, bisogna considerare il fatto che una lattina di bevanda gasata e zuccherata contiene circa 36gr di zucchero, mentre una confezione di succo di frutta ne contiene tra i 15 e i 29gr.

Damon Gameau, nel suo film-documentario “Zucchero! That Sugar Film”[[i]]  decise, sotto monitoraggio medico, di sottoporsi in prima persona a un esperimento della durata di 60 giorni, per documentare gli effetti di una dieta ad alto contenuto di zucchero.

Dopo aver passato 60 giorni assumendo l’equivalente di 40 cucchiaini, ovvero 160 grammi di zucchero al giorno, al protagonista vennero riscontrati enormi peggioramenti del suo stato di salute: un aumento del peso di 8,5 kg, del 7% del grasso corporeo, steatosi epatica, oltre che una mancanza cronica di sonno, un principio di depressione e diabete.

Per ovvi motivi etici, tale ricerca non può essere condotta su larga scala, tuttavia il caso riportato da questo documentarista può darci molti spunti su cui riflettere circa la nostra condotta alimentare.

AUTORE DELL’ARTICOLO: Dott. Marco Matteoli, medico chirurgo, specialista in diagnostica per immagini e medico volontario della Croce Rossa Italiana. Attualmente studente di cooperazione internazionale e sviluppo presso l’università di Roma “Sapienza”.

Contact: marcomatteoli@email.it; http://lamedicinadellapoverta.com; http://facebook.com/lamedicinadellapoverta

[i] Anahad O’Connor, What Eating 40 Teaspoons of Sugar a Day Can Do to You, The New York Times, 14 agosto 2015

Medico, radiologo, giornalista pubblicista e volontario della Croce Rossa Italiana. Consegue la seconda laurea in Cooperazione Internazionale e Sviluppo nel 2020 presso l’università degli studi di Roma “Sapienza”.

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Ambiente

Canarie, Tenerife: destinazione ecosostenibile ma non solo

Riconoscimento Unesco che inserisce quello dell’arcipelago nell’elenco dei cieli più puliti al mondo

Gloria Gualandi

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Lunghe passeggiate lungo le spiagge di sabbia bianca: a Tenerife, infatti, c’è la famosissima area marina di Teno-Rasca che si estende tra la costa sud e l’isola di La Gomera. Per chi ama guardare delfini e balene è un posto tra i migliori al mondo, dove si può poi sorseggiare un Barraquito, bevanda tradizionale delle Isole Canarie, molto popolare a Tenerife: una miscela di caffè, latte condensato, liquore tipico, schiuma di latte, scorza di limone e cannella in polvere.

Silvia Donatiello, rappresentante dell’Ente del Turismo di Gran Canaria in Italia, ha recentemente spiegato che “Le Canarie e Tenerife sono una destinazione eco sostenibile e per il 46% il territorio riserva il miglior clima del mondo… con una media di 23-24 gradi tutto l’anno”. Come è noto Tenerife è l’isola più grande delle Canarie e nonostante siano geograficamente situate nell’Oceano Atlantico, vicino al Marocco e al Sahara Occidentale, le Isole Canarie appartengono alla Spagna.

Nel dicembre 2021 Gran Canaria ha sottoscritto il compromesso delle Nazioni Unite 2030 sulla sostenibilità proponendosi di ridurre del 40% le emissioni di CO2, entro il 2030. “Recentemente – spiega ancora Donatiello – abbiamo ricevuto un riconoscimento come una delle 15 destinazioni migliori in Europa, per il più alto numero di strutture certificate sempre dalla biosfera. Siamo anche una destinazione starlight, altro titolo dell’Unesco, per i cieli più puliti al mondo”. C’è una discussione infinita su quale parte dell’isola sia più bella, settentrione o meridione, ma sia il Sud che il Nord hanno i loro vantaggi. Comunque ovunque si riscontra un clima temperato molto stabile e spiagge perfette per nuotare e prendere il sole. Tenerife poi offre praticamente tutto: appunto piacevoli spiagge, montagne da vivere e cibi e bevande autentici, deliziosi paesaggi e anche una vibrante cultura e una piacevole vita notturna tipica di tutte le Canarie.

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Benessere

I migliori anticancro: corretto stile di vita, screening e cura

Settimana nazionale per la Prevenzione in Oncologia. Al centro dell’attenzione le fasce sociali più deboli e svantaggiate

Redazione Foritalynews

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“L’obiettivo è quello di contribuire alla diffusione di una cultura della prevenzione, basata anzitutto sui controlli medici periodici, anche via screening, da non relegare all’occasionalità bensì da ripetere con la giusta periodicità, così come promuovere buone e più salutari pratiche di vita: non fumare, evitare gli alcolici, alimentarsi in maniera adeguata e secondo la giusta stagionalità, difendersi dalla sedentarietà con una regolare attività motoria adatta al proprio status psicofisico, riposare meglio e a sufficienza”. E’ quanto emerso dalla relazione del presidente Andrea Barbieri in occasione del convegno: “Prevenzione Oncologica: corretti stili di vita, Screening e Cura” celebrato in occasione della Settimana nazionale per la Prevenzione Oncologica, tenutosi la scorsa settimana presso il Centro Chirurgico Toscano di Arezzo, su indicazione organizzative di Lilt Italia diretta dal prof. Francesco Schittulli.

Il convegno s’è aperto appunto con l’intervento del presidente della Lilt Arezzo Andrea Barbieri, al quale è seguito quello di S.E. Mons. Franco Agostinelli, Correttore Nazionale Misericordie d’Italia , che ha colto l’occasione per ribadire l’auspicio che la prevenzione venga portata a permeare tutti i livelli sociali, in special modo quelli dei cosiddetti “ultimi”. Poi l’intervento di Assunta De Luca, Direttore Sanitario Usl Toscana Sud Est. I lavori sono stati coordinati da Stefano Tenti, presidente del Comitato Scientifico Lilt di Arezzo e direttore sanitario del Centro Chirurgico Toscano. Tra i presenti anche Alessia Valducci, presidente di Valpharma Group, noto gruppo farmaceutico del centro Italia, oltre alla vicepresidente Lilt Arezzo Sabina Rossi.

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Benessere

Prevenzione fattore chiave per la salute delle donne

Aversa (Lugano): non sono ancora abbastanza le donne che si sottopongono di propria iniziativa ai vari screening per cancro

Gloria Gualandi

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Nonostante la prevenzione sia un fattore chiave per la salvaguardia della salute femminile, la maggior parte delle donne non si sottopone spontaneamente a screening per cancro, malattie cardiache, diabete o malattie o infezioni sessualmente trasmissibili. Lo sostengono diversi studi di ricerca internazionale in ambito sanità. Lo conferma Giuseppe Aversa, direttore amministrativo di Studio Ginecologico luganese per la parte che gli compete, puramente statistica e gestionale.

Per esperienze vissute, lo stesso Aversa ha potuto constatare come la diagnosi precoce della malattia “costituisca una differenza fondamentale nella durata della vita e nella qualità della vita delle donne”. Quando devono scegliere tra l’assistenza sanitaria per sé stesse e la ricerca di un bene non prioritario, o addirittura godersi una vacanza, è probabile che diano la priorità alla seconda. In Svizzera fortunatamente, a partire dai 50 anni di vita, per le donne, è previsto uno screening mammografico gratuito ogni due anni, cosa fondamentale per la prevenzione (solo per il seno). “Quindi i politici, nel settore della sanità e della spesa pubblica, devono considerare l’assistenza preventiva come parte di un insieme multidimensionale e reciprocamente dipendente di fattori che dovrebbero essere affrontati insieme”.

Aversa – che ha lavorato per società multinazionali in campi molto diversi, dal trading al Family Office e appunto al settore medico sanitario dove opera attualmente – conferma che i dati raccolti si basano sull’indagine di diverse dimensioni interconnesse. I criteri considerati sono in linea con gli indicatori globali di salute e benessere individuatati dall’OMS come parte degli Obiettivi di sviluppo sostenibile”. I dati dimostrano però evidentemente come le donne spesso sottovalutino, per condizioni economiche e sociali difficili, la loro salute incorrendo poi in possibili gravi problemi.

Come qualsiasi medico specialista in materia potrebbe confermare, nel loro insieme possono determinare fino all’80% delle variazioni nelle aspettative di vita delle donne stesse, miglioramenti in alcune o in tutte le dimensioni comportano infatti maggiore aspettativa di vita alla nascita.

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