Cultura
Scommettere sulla paura: la nuova strada del razzismo
Il ritorno delle discriminazioni non è un problema di razze ma di domini culturali
In un mondo globalizzato, è possibile ancora parlare di razzismo? Se sempre più uomini di varie popolazioni sbarcano sulle nostre coste senza poter essere ricollocati, se negli anni questo ha comportato un degrado delle famiglie sia italiane che straniere – degrado economico che è sfociato in intolleranza – questa intolleranza nasce dalla popolazione italiana in quanto tale? E se così fosse, può effettivamente definirsi responsabilità solo nazionale o internazionale?…
Il ritorno delle discriminazioni non è un problema di razze ma di domini culturali
In un mondo globalizzato, è possibile ancora parlare di razzismo? Se sempre più uomini di varie popolazioni sbarcano sulle nostre coste senza poter essere ricollocati, se negli anni questo ha comportato un degrado delle famiglie sia italiane che straniere – degrado economico che è sfociato in intolleranza – questa intolleranza nasce dalla popolazione italiana in quanto tale? E se così fosse, può effettivamente definirsi responsabilità solo nazionale o internazionale?
Il tema del razzismo in un sistema come il nostro che mette in contatto quotidianamente persone tra loro diverse per etnia, cultura, religione: una realtà che ha portato alla liberalizzazione dei mercati – possiamo… pranzare in cinese e cenare in francese – oltreché alla liberalizzazione dei capitali e delle persone. Teoricamente possiamo spostarci in altri Paesi per motivi lavorativi ed i titoli sono riconosciuti.
Il termine razzismo, di fatto, dovrebbe quindi essere considerato sbagliato, nasce ideologicamente dalla paura dell’altro, dall’avvertirlo come una minaccia. Lo stesso termine si fonda su una distinzione arbitraria dell’uomo in razze ordinate secondo criteri gerarchici tali da giustificare prevaricazioni di una sull’altra,che fior di sociologi e studiosi la definiscono scientificamente errata.
Il suo significato è stato poi esteso a qualsiasi atteggiamento di rifiuto del diverso per religione, cultura, ideologie politiche.
Il termine razzismo, oggi, lo si può considerare nell’accezione dell’uso strumentalizzato dell’emozionabilità e paura, anche se le prove scientifiche ci dovrebbero dire di non credere ai fantasmi: il tema del razzismo è radicato dentro di noi, cioè la paura di ciò che non conosciamo.
Nello specifico, e volendo calarci nel caso italiano, il nostro razzismo si evince sia nello sport (dove in rari casi il giocatore o l’atleta viene apprezzato ed amato) che nella politica. Un caso emblematico è stato quando una donna nera, afro-italiana, è stata eletta Ministro dell’integrazione nel 2013: le battute razziste ci ricordano quanto il progresso sia ancora lontano (la stessa era stata paragonata ad un orango).
Scommettere sulla paura è sempre una mossa comoda, eppure la globalizzazione è un processo inarrestabile con tutti i pro ed i contro. Ciò che forse può farci paura è un’unica cultura dominante, quindi non è un problema di razze ma di domini culturali.
Da un’indagine PEW risulta che gli Italiani siano di gran lunga più ostili alle minoranze etniche quali zingari, mussulmani, ed ebrei. Questo rispetto agli altri Paesi oggetto di studio, e non solo perché ora vi è un governo di destra che ha un orientamento contrario all’accoglimento: in Italia sembra trascinarsi al di là delle simpatie politiche.
Ci dobbiamo anche chiedere se non ci sia la responsabilità di una contro-narrazione che si salva la coscienza denunciando il razzismo più bieco senza entrare in merito alle condizioni di disagio in cui questo si genera. L’esasperazione degli abitanti delle periferie è l’esito della concentrazione di disagi abitativi, dei trasporti, nella semplice sicurezza ad opera sia di politiche internazionali che dall’assenza di politiche d’integrazione.
Alcuni partiti sono molto bravi a soffiare sul fuoco: chi usa il razzismo come denuncia ha spesso chiuso gli occhi sul degrado e lo usa per nascondere le proprie responsabilità. L’Italia dei vari governi, se vogliamo guardare al termine xenofobia, non è stata sempre spaventata dal migrante, o così quantomeno come lo è ora. Alcune realtà, non solo hanno accettato di integrarsi con l’altro, ma anzi hanno portato la cultura dell’altro nella nostra.
Molti sono i casi di luoghi balneari costruiti per i mussulmani, come anche l’adeguamento alla richiesta di questi gruppi sociali (per fare un esempio: il rifiuto della visita della donna da un medico maschio). Proviamo a rovesciare la medaglia: questo è un atto di razzismo da parte della società mussulmana nei confronti del medico maschio? Oppure è vantare un proprio credo o dominio culturale?
Altro elemento da non escludere è l’abbandono, da parte dell’Europa dello Stato Italiano, nella gestione di tutte queste popolazioni che scappano dai loro Paesi sino alle nostre coste.
Ora si sta cercando di porvi un rimedio, ma per anni un regolamento/convenzione europea (Trattato di Dublino 1990), firmato da governi precedenti, avallava il non obbligo di ricollocamento negli altri Paesi europei da parte delle altre Nazioni se non a carattere volontario.
Dal punto di vista storico culturale la sociologia definisce una unica razza umana: la suddivisione in razze per il colore della pelle o degli occhi non ha significato se non nella pericolosità del crederlo, come se il valore intellettivo (e, in senso più esteso, la cultura) dipendesse da essa.
Eppure c’è stato un processo storico di divisione in razze. Uno dei primi documenti sulla divisione delle razze proviene dall’Egitto: “A qualsiasi nero era proibito attraversare la frontiera”, questo già nell’anno VII del regno di Sesostris terzo.
Da un punto di vista culturale, i Greci avevano in mente bene il concetto di superiorità: i “bàrbaros” erano tutti coloro che non conoscevano il Greco.
Aristotele difendeva la schiavitù considerando che alcuni debbono comandare ed altri eseguire.
Anche i Romani conoscevano il termine razzismo ancora prima che fosse coniato.
Il concetto di razza, per come lo intendiamo oggi, nacque tra il seicento ed il settecento al fine di delineare una divisione scientifica.
Quindi,la divisione fu secondo il colore della pelle: bianchi, rossi, neri e gialli. Vi fu anche un anatomista tedesco che divise le razze in caucasica, mongolica, etiopica, americana, e malese.
Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento l’antropologia giunge dunque a una prima definizione di concetto di razza, intendendola come raggruppamento di individui che, in un dato momento e in un dato territorio, si distinguono degli altri individui per le loro particolari caratteristiche morfologiche. Il testo che diede un impulso decisivo alla diffusione delle idee razziste fu il saggio che sosteneva la superiorità biologica della razza ariana germanica, autore De Gobineau.
Il razzismo, quale teoria pseudo scientifica ormai del tutto confutata, mostra quindi i suoi effetti nefasti nella giustificazione della prevaricazione e della violenza.
Dall’America del periodo coloniale ai governi nazisti del Novecento, i razzisti ebbero la strada spianata per giustificare qualunque violenza e discriminazione verso gli ebrei, i soggetti di colore, i portatori di handicap (fisico e mentale).
La confutazione del razzismo scientifico fu uno dei primi studi di Franz Boss che mise in dubbio le teorie scientifiche tese a giustificare il razzismo: lui evidenziò che erano solo per motivi politici e da pregiudizi emotivi. Lo studioso arrivò al punto di affermare che il concetto di razza è inapplicabile all’umano perché non è distinguibile.
Cultura
Arezzo Fiere e Congressi: al via la ricca collezione autunno-inverno di eventi
“Fino a fine febbraio 2025 Arezzo Fiere e Congressi osserverà ritmo altissimo, scandito da un calendario fitto di eventi tra tradizione e innovazione”. Lo spiega il presidente di Arezzo Fiere e Congressi, Ferrer Vannetti, che – dopo il grande successo di pubblico registrato con l’edizione autunnale di Passioni in Fiera e quella annuale di Agrietour – guiderà l’Ente Fieristico aretino attraverso la fitta serie di appuntamenti che chiuderà quest’anno 2024 e che darà inizio alla stagione 2025.
In questo novembre tanto spazio per i convegni professionali in ambito sanitario. Nel weekend del 15 e 16 novembre infatti si è svolto il Congresso Nazionale Scivac “Quando la decisione è più importante dell’incisione”, nel quale si è parlato di chirurgia attraverso un punto di vista innovativo, con interventi di numerosi speakers di alto livello. “Dal 26 al 29 novembre si svolgerà invece – spiega Vannetti – il 19esimo Forum Risk Management che si intitola ‘Verso un Nuovo Sistema Sanitario, Equo – Solidale – Sostenibile’, un evento che rappresenta da sempre un momento importante della programmazione fieristica aretina e che ospitiamo ogni anno con estremo piacere e con l’attenzione organizzativa che questo appuntamento merita”.
Organizzato da Gutenberg, promosso da Agenas con il patrocinio della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e con il patrocinio dell’Istituto superiore di sanità e della Regione Toscana, il Forum ha infatti l’obiettivo di scrivere la road map della sanità del futuro con la presenza attiva di ministri e assessori alla sanità di moltissime regioni italiane. Tra novembre e dicembre Arezzo fiere e Congressi ospita poi diversi concorsi indetti da Estar, l’Ente di Supporto tecnico amministrativo regionale. Vannetti interviene poi per promuovere un evento nuovo, lo spazio giovani di dicembre, che vedrà l’evento Smart Future Academy in programma venerdì 6 del mese prossimo. “Per la prima volta – illustra appunto il Presidente – alla Fiera di Arezzo si terrà l’evento rivolto ai giovani, dagli studenti delle scuole medie e superiori fino ai diplomati, laureandi e laureati, ha come obiettivo quello di aiutarli a rispondere alla domanda ‘Cosa Vuoi Fare Da Grande’ che prevede attività cosiddette ispirazionali, con la partecipazione di autorevoli speaker e workshop e attività esperienziali di orientamento per realizzare il matching tra giovani, aziende ed enti di formazione”.
Altro appuntamento fondamentale prima della fine dell’anno, il 5 e 6 dicembre: Arezzo Fiere ospiterà la manifestazione dedicata ai protagonisti dell’oreficeria e gioielleria italiane organizzata da Ieg – Italian Exhibition Group. “Il Summit del Gioiello Italiano – approfondisce Vannetti – per questa quarta edizione amplia il suo format e nella prima giornata si svolgerà il vertice strategico dedicato ai protagonisti dell’oreficeria e della gioielleria italiane con il confronto tra gli stakeholder nazionali e territoriali per esplorare sfide e opportunità del comparto”, mentre nella seconda prenderà il via la parte dedicata all’orientamento e al matching tra giovani, aziende ed enti di formazione organizzato da Smart Future Academy.
Il Calendario 2025 si aprirà poi con la ventisettesima edizione del Salone veicoli da collezione in programma l’11 e 12 gennaio 2025. Nei diversi padiglioni e nelle aree esterne si potranno ammirare ma anche scambiare/acquistare auto e moto storiche, ricambi e accessori. Spazio anche all’editoria specializzata, all’automobilia e al modellismo.
L’1 e 2 Febbraio la Fiera ospiterà invece la prima edizione assoluta dell’Arezzo Mineral Show. Vasta esposizione di minerali da collezione, fossili, pietre lavorate e creazioni di gioielli con pietre naturali. Un’occasione unica per collezionisti, appassionati e curiosi per immergersi nel mondo dei minerali. Tornano poi protagonisti gli studenti con Campus – Salone Dello Studente in programma il 5 e 6 febbraio. Occasione unica per conoscere tutti i percorsi post-diploma esistenti e quelli che stanno per essere attivati, dai corsi di laurea delle università, delle accademie e degli Its agli istituti tecnici superiori post-diploma e professionalizzanti. Si potranno inoltre simulare i test di ammissione delle facoltà a numero chiuso, valutare le proprie soft skill e soprattutto confrontarsi con professionisti, professori e psicologi dell’orientamento per una scelta così importante fatta consapevolmente.
Il 15 e 16 febbraio il ritorno del grande Mercato Delle Pulci che prevede la partecipazione di oltre 600 espositori, tra svuota soffitte e svuota armadi, collezionisti, hobbisti e professionisti vintage, handmade, sbaracco negozi, antiquariato e collezionismo per due giornate all’insegna del riuso con ristoro, con spazio bimbi e relax.Chiude il mese di febbraio l’atteso e collaudato appuntamento con Esotika Pet Show. Il Salone nazionale degli animali esotici e da compagnia in programma il 22 e 23 febbraio con un ricco calendario di eventi, anche didattici, per ogni settore della manifestazione con la consueta mostra scambio animali da compagnia, fattorie didattiche e molto altro ancora.
Cultura
Ildegarda, esempio storico e attualissimo di donna d’eccezione
Serata culturale di alto livello organizzata dall’Inner Whell con la relazione del prof. Dioni
Davvero una serata bella e coinvolgente quella organizzata dall’Inner Wheel Arezzo lo scorso martedì pomeriggio presso il Circolo Artistico di Arezzo, dove una folta e attenta platea di socie e ospiti ha potuto ascoltare una relazione d’eccezione. Dopo il saluto e l’introduzione alla serata da parte della presidente del club service aretino, Laura Agnolucci, è infatti arrivato il momento dell’interessante e approfondita relazione di Gianluca Dioni, professore associato di Filosofia Politica presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Napoli “Federico II”.
Il docente ha approfondito la figura di una donna speciale, che ha ovviamente affascinato moltissimo le socie dell’Inner Wheel Arezzo, vista la loro vocazione alla piena valorizzazione della donna e del suo ruolo sempre più decisivo nella nostra società.Protagonista della serata è stata infatti Ildegarda di Bingen – il nome significa protettrice delle battaglie – di nobile famiglia, che visse in maniera intensa e appieno il XII secolo (1098-1179). Ildegarda fu una sorta di femminista ante litteram poi fatta Santa e rappresenta una figura femminile complessa ed affascinante, soprattutto per la forza del carattere, “che la portò, in contrasto con l’ideale monastico del tempo, ad aprirsi al mondo – come ha spiegato approfonditamente il prof. Dioni – e ad occuparsi di teologia, musica, medicina e scienze naturali”.
Cultura
Cortale: gemma sui due mari tra il Golfo di S. Eufemia e quello di Squillace
Magnifiche nicchie di storica italica bellezza. Cortale è una di queste: è un paese situato nella parte più stretta della Calabria, su una collina che domina vaste pianure e suggestive vallate, con una bellissima vista aperta sui due mari, tra il Golfo di S. Eufemia e quello di Squillace.
Il centro storico, nonostante il terremoto del 1783 e quello del 1905, ancora oggi è testimonianza del passato e l’antica atmosfera può essere assaporata passeggiando tra i vicoletti sovrastati da tunnel in pietra tufacea del posto o risalendo le gradinate che caratterizzano il pittoresco borgo. La storia di Cortale lunga quasi mille anni, ebbe inizio quando alcuni monaci, seguaci di San Basilio, si stanziarono intorno al 1070 nel “declivo del Carrà”, territorio molto fertile e ricco di sorgenti d’acqua e qui fondarono il Monastero dei SS. Anargiri Cosma e Damiano. L’Abbazia dei monaci Basiliani costituì il nucleo dell’origine del paese. Nel corso degli anni Cortale divenne uno dei ‘casali’ del feudo di Maida che dal 1272 al 1331 appartenne alla famiglia dei San Licet e poi a diverse casate. Nel 1795 passò ai Ruffo di San Lucido fino al 1806, anno in cui fu abolita la feudalità dalle leggi napoleoniche. Con l’istituzione dei Comuni Cortale divenne capoluogo del Circondario comprendente Jacurso, Vena e Caraffa.
Cortale è definito il paesino del dialogo dove ci sono ancora persone che parlano e si incontrano nella famosa piazza chiamata le villette: si può definire un raro paesino calabrese dove esiste una pasticceria con dolci speciali un locale di ritrovo del mitico Michele e una serie di viuzze con case stile Amarcord. Ma non tutto è fermo alla storia: dalla provincia di Catanzaro arriva un nuovo Presidio Slow Food: i fagioli di Cortale. Anzi, in un certo senso ne arrivano cinque, perché tanti sono gli ecotipi di questo legume interessati dal progetto. Parlando di fagiolo cortalese, infatti, intendiamo cinque diverse varietà: la reginella bianca, detta “ammalatèddha”, la reginella gialla, la cannellina bianca – o rognonella per la forma simile a un rene – la cocò gialla, nota anche come “limunìdu” e la cocò bianca. Ottima quindi la pasta e fagioli, insieme al peperoncino di Soverato.
-
Società5 anni fa
Finalmente a Roma una “rage room” o “stanza della rabbia”
-
Religioni8 anni fa
“Cari giovani, non siate ‘pensionati’. Cercate una vita piena!”
-
Attualità4 anni fa
Riaprite il reparto di oncologia pediatrica
-
Attualità6 anni fa
Referendum autonomia Regione Veneto, una sfida costituzionale
-
Attualità5 anni fa
Easy Reading è diventato gratuito
-
Ambiente5 anni fa
L’impatto dell’uomo sull’ecosistema. Calcoliamo la nostra impronta ecologica
-
Cultura3 anni fa
Jago: la Pietà del nuovo millennio
-
Società4 anni fa
Concorso insegnanti di religione